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Teoria del colore: spazi di colore e modelli

Quante volte ci è capitato di stampare una foto che sul monitor sembrava perfetta, mentre sulla carta i colori erano del tutto sbagliati?

Supponiamo di voler stampare un’immagine contenente un quadrato rosso. Se l’immagine richiede il 100% di rosso, significa che il dispositivo darà il 100% di rosso, che sia una stampante o un monitor.  Tuttavia ci sono due problemi principali: le caratteristiche dei dispositivi sono diverse, quindi il rosso apparirà completamente diverso tra due monitor o tra due stampanti e, in secondo luogo, come possiamo spostarci tra i vari modelli di colore (ad esempio da RGB a CMYK) con la garanzia di rappresentare accuratamente i colori? Per fare ciò correttamente, abbiamo bisogno di un processo chiamato gestione del colore. Ma prima introduciamo il concetto di spazi di colore.

Uno spazio colore non è altro che una mappatura dei colori che una periferica è in grado di riprodurre, ovvero una descrizione precisa di un colore e di come dovrebbe essere riprodotto. Questi spazi colore definiscono esattamente come ciascun colore deve essere rappresentato dai suoi colori componenti, come dovrebbe apparire la miscela dei colori primari e quale luminosità dovrebbe produrre ogni schermo per determinato colore.

Uno spazio colore si basa su una modello di colore (RGB, CMYK, etc…) ma è qualcosa di più. Il modello colore è una rappresentazione astratta del colore, invece uno spazio colore lo perfeziona con specifiche regole adatte all’utilizzo che se ne andrà a fare. Pantone, ad esempio, è in realtà meglio descritto come uno spazio colore in quanto descrive colori precisi. Ci sono spazi colore comuni per RGB (ad esempio Adobe RGB e sRGB) e CYMK, ma prima esamineremo Lab per imparare qualche concetto in più.

Nel 1931 la CIE Commission Internationale de l’Eclairage (Commissione Internazionale per l’Illuminazione) definì uno spazio bidimensionale chiamato Diagramma di Cromaticità che comprendeva tutte le tinte visibili dall’occhio umano, a prescindere dalla luminanza. Qualunque colore all’interno di questo spazio bidimensionale può avere una luminanza che varia dal bianco al nero: se si tiene conto anche della componente della luminanza lo spazio così definito diviene tridimensionale e può essere rappresentato mediante un sistema di coordinate XYZ.

  • Al centro del diagramma CIE è presente un punto (indicato con un cerchietto), di importanza strategica. È il cosiddetto “Illuminante CIE”, assunto come riferimento e corrispondente alla radiazione emessa da una superficie bianca illuminata da luce diurna media.
  • Lungo il perimetro curvo della campana si trovano tutte le tinte spettrali alla loro massima saturazione.
  • Nella parte alta del diagramma ci sono le famiglie dei verdi; in basso a sinistra i blu, in basso a destra i rossi.

Il modello CIE 1931 si basa sull’utilizzo di tre colori primari che, opportunamente miscelati tra loro in sintesi additiva, permettevano di ottenere tutti i colori che l’occhio umano può percepire.
Il diagramma di cromaticità proposto dalla CIE si basa sul concetto di Osservatore Standard, il quale è definito a partire dalle proprietà del sistema visivo dell’uomo e si basa su analisi
sistematiche effettuate su un vasto campione di osservatori umani. La commissione CIE ha comunque definito diversi modelli matematici di percezione del colore indicati come spazi di colore e rappresentati da sigle come XYZ (è il modello CIE 1931), xyY, Lab, Luv.

Gamut o gamma di colori

Il gamut, termine inglese derivato dal medio latino gamma-ut, è l’insieme dei colori che il dispositivo o la periferica è in grado di produrre, riprodurre o catturare ed è un sottoinsieme dei colori visibili. Con gamut di un modello di colore si intende l’insieme di tutti i colori descrivibili da quel particolare modello di colore. Quando un colore non può essere descritto da un certo modello di colore, si dice che, rispetto a quel modello di colore, è fuori gamma.

Lo spazio colore sRGB può essere considerato uno spazio colore predefinito per il modello RGB. Quasi tutti i dispositivi di acquisizione e visualizzazione che usano il modello di colore RGB supportano come minimo lo spazio sRGB.

La figura sopra mostra alcuni modelli di colore più comuni, tra cui lo spazio sRGB. Nel terzo riquadro, il triangolo all’interno del diagramma, mostra la gamma di sRGB rispetto allo spazio  CIE Human Vision (CIE1931). Come potete vedere, molte delle aree all’interno della gamma CIE1931 sono al di fuori della gamma dello spazio colore sRGB. Essenzialmente, questi sono colori che possiamo vedere ma che non possono essere rappresentati all’interno dello spazio colore sRGB. Tali colori sono definiti Out of Gamut per lo spazio colore sRGB. Questo modello viene considerato a gamut ristretto, per il fatto che una notevole percentuale di gamma di colore non può essere rappresentata attraverso sRGB. In realtà, i colori lungo la curva del diagramma CIE sono i puri colori monocromatici; i tre angoli del triangolo sRGB invece sono i migliori in verde, blu e rosso che un monitor può riprodurre.

Cosa succede se vogliamo un colore al di fuori dello spazio colore sRGB ma ancora nel modello RGB? Abbiamo bisogno di uno spazio cromatico RGB più ampio.

Ce ne sono molti, ma ne esamineremo due principali. Il primo è lo spazio colore Adobe RGB , introdotto nel 1998, che, come potete vedere nella foto sopra, consente una migliore rappresentazione dei verdi su sRGB.  Il secondo è ProPhoto RGB di Kodak, noto come ROMM RGB, che offre un vasto spazio cromatico. In effetti, all’interno della gamma di colori ProPhoto RGB ci sono spazi fuori gamma per CIE 1931, ad esempio il blu e il verde pienamente saturi in questo spazio cromatico rappresentano colori che l’occhio umano non può effettivamente vedere.

Quindi quale spazio colore RGB utilizza la mia fotocamera / monitor / scanner? Probabilmente nessuno di questi! Sebbene possano essere vicini a uno spazio colore standard, ciascun dispositivo utilizza il proprio spazio colore. A causa di ciò, International Color Consortium ha creato il profilo ICC , un modo per definire e condividere spazi colore specifici per i dispositivi. Tale spazio può essere disponibile presso il produttore o è possibile generarlo autonomamente.

Allontanandoci dal modello cromatico RGB, esistono poi gli spazi colore CMYK. Questi modelli sono molto più complessi a causa della richiesta di informazioni non solo sugli inchiostri, ma anche sulla carta e altri dettagli della stampa. Dai un’occhiata a questa guida per vedere la gamma di profili disponibili.